Rispondere a email fake

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Una lettera aperta per addetti ai lavori

Se dovessi riassumere il lavoro che si effettua quotidianamente nell’ambito della link building direi che la frase “rispondere a email fake“, ormai, potrebbe essere una buona sintesi. Fare link building = Rispondere a email fake. Di più: rispondere a email fake usando email fake. Una sintesi ricorsiva.

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Certo, sarebbe una sintesi sarcastica: rispondere a email fake rende l’idea del trucchetto, aumma-aumma, non facciamoci vedere da Google, del sotterfugio, del fatto che (come ci siamo detti con un caro collega in più occasioni) in questa attività nessuno, ormai, sembra volerci mettere la faccia. Pubblicamente siamo tutti SEO di grande successo, privatamente ci scriviamo tra noi usando nickname, perchè questo ci da’ forse più margine d’azione. Posso capire che uno non voglia uscire col proprio nome per promuovere l’ennesimo clone di un sexy shop, ma farlo su larga scala per qualsiasi cosa è – a mio avviso, e senza che ciò sia da bollare come un giudizio o una sentenza – patetico.

Si lavora male, così facendo, tutti, e si lavora (tutti) di più per guadagnare di meno: è quasi masochismo, alla lunga.

Si fa link building in quattro casi su cinque, in media, usando email farlocche, e immagino (ma è un’idea mia) che dietro alle stesse ci siano sempre gli stessi individui che hanno prima monopolizzato (e poi svilito) il settore. Sempre gli stessi 6 SEO con 600 email fake, secondo me. Sempre loro, temo: tanto più che capita con frequenza incessante che mi scrivano, e si ostinano a riscrivermi con email diverse soprattutto quando dico “no” (non sapere accettare i “no” è da sempre oggetto di studi psicologici, non a caso). E spesso dico di no a proposte francamente demenziali che mi fanno alcuni, i quali tengono conto dei propri interessi beceri (vorrebbero comprare a due spicci per rivendere al cliente finale al triplo, ormai è chiaro) e che soprattutto, secondo me, non gli servirebbero a nulla manco se accettassi. Parere consulenziale, s’intende. Di cui non posso non tenere conto, in molti casi. Servirebbe a loro a lucrarci, naturalmente, ma la qualità andrebbe in malora e il cliente finale non so fino a che punto potrebbe giovare di un backlink ad un casino online da parte di un blog di mamme (estremizzo, ma è per farvi capire le situazioni in cui mi trovo, a volte, e come sia costretto ad uscire dall’imbarazzo, in alcuni casi). Provo a spiegarmi nel dettaglio perchè a questo punto, come dire, il vaso di Pandora si è spalancato e non si torna più indietro.

A me sembra il caso di ufficializzare questa cosa, scriverci un articolo, farlo sapere a tutti: non per altro, ma per come ho sempre lavorato ho sempre cercato di mettere la faccia, e trovo molto ingiusto che non si ricambi con la stessa moneta. Non chiedo di essere invitato agli eventi di settore (a cui non vado per scelta e perchè, onestamente, non riesco a scorgerne alcun valore aggiunto), non chiedo la vostra “visibilità”, non chiedo soldi per nulla di diverso dal lavoro o perchè parliate di me (per quanto approvi la “linea Mourinho“, per certi aspetti: se volete diventare famosi parlando di me, dovete pagarmi): nulla di tutto ciò, chiedo di essere rispettato, che si riconosca ed approvi la mia policy aziendale, che si basa essenzialmente sul rispetto reciproco e sul fatto che, almeno tra colleghi, non si facciano furbate.

Quando ho iniziato a lavorare in questo settore (SEO e link building) non consideravo altro se non provare a fornire un servizio di qualità all’utente finale. Fare la differenza rispetto ad una concorrenza che trovavo a volte un po’ approssimativa sembrava un discorso ovvio, chiaro, netto. Mi motivava molto. Ho sempre amato questo mestiere, è ovvio ribadirlo (sennò manco sarei qui) e mi è sempre interessato farlo in modo quanto più possibile “pulito”, per quanto poi sappia bene quanto si debba ricorrere a metodi poco ortodossi, per necessità e contingenza, in alcuni casi.

Lo sapete, penso: ho creato dei siti miei, li ho popolati con contenuti originali e ci ho fatto SEO a mia volte, sempre con serietà, mai seriosità, ironia, creatività, impegno, studio, e alla fine ne ho costruito una base per offrire servizi SEO: tutto qui, alla fine. Ne ho fatto un brand, un piccolo brand, nulla di sconvolgente, nulla che uno possa rivendersi a miliardi di euro, basato sulla trasparenza prima che sulle procedure aziendali e sugli stessi prezzi. Mentre vi chiedo quanti altri abbiano fatto davvero lo stesso (quasi nessuno, secondo me), mi chiedo pure cosa ci sia di strano nell’accettare le regole di un gioco che io stesso ho deciso di avviare. Mi chiedo se davvero, a questi che scrivono con email fake e promettono “long term collaboration” (collaborazioni a lungo termine che quasi mai avvengono, nella mia esperienza), sia così difficile accettare le semplici regole che riassumo periodicamente nelle mie email (e sui blog che gestisco con passione e pazienza.

Questa cosa non è stata sempre capita, in effetti: continuo a imbattermi in una dinamica logora quanto, alla prova dei fatti, ripetitiva, per fare link building, e che si basa sull’idea che io debba concedere per logoramento “il link” dall’articolo del mio sito (manco l’articolo, quello è solo un pretesto, basta avere il sacro link e va bene tutto, yahoo!) naturalmente al prezzo più basso (perchè i saldi in ambito link building sono iniziati a fine anni novanta e pare che, ad oggi, non siano finiti). La gente mi scrive per chiedere la link building con email farlocche, usando lo stesso template da 50 anni, nelle quali o prova a scroccare (“il link alle nostre statistiche le darebbe valore aggiunto”) oppure chiede di pagare quello che vuole lei, alle condizioni che preferisce, spesso in barba a qualsiasi policy.

Chiaro, poi a volte uno accetta compromessi, pur di lavorare. Fermi, pero’. Non voglio sembrare il principe azzurro che vuole rimanere puro e casto, perchè so bene quanto sarebbe ridicolo sostenerlo e perchè il mondo è ciò che ne facciamo tutti, non solo quello che decidiamo essere per noi. Quello ci sta e fa parte della flessibilità che uno deve avere per potersi mantenere e gestire una PIVA in questo settore. Ma se gli dici di no, del resto, non sanno accettarlo e non discutono: spariscono nel nulla, salvo poi tornare alla carica con una nuova email Gmail (in un caso hanno usato Protonmail: ho apprezzato), nuovo nome e cognome inventati, nuova società con sede alle Antanihamas e chi s’è visto, s’è visto. Questa dinamica è esasperante quanto logora, e mi ha costretto ad adottare le strategie più diverse: dirottarli su un marketplace, non rispondere, ghostare, rispondere completamente a caso, programmare la risposta che viene inviata da Gmail 7 mesi dopo, rispondere a mia volta con una mail fake (ne ho una che uso essenzialmente per trollare che, incredibilmente, va bene anche per scopi lavorativi). La cosa più incredibile dei furbi, del resto, è che sono soggetti a quello che chiamerei “bias del furbo”: pensano seriamente che non esista nessuno più furbo di loro. Beati loro, che non sanno quello che fanno.

Onestamente sono stanco di tutta dinamica, al punto che mi sento quasi a disagio a rispondere ad alcuni che, quasi quotidianamente devo dire, bussano alla mia porta per propormi l’improponibile: link a casino online da siti di filosofia orientale, link a siti adult da blog di verdure, chi può ne ha ne metta. E non solo: lo chiedono al prezzo più basso, i più audaci (per non dire peggio) lo fanno in dollari, così pagano ancora di meno. Non capiscono, secondo me, che questa non è manco link building, che lavorare così sta finendo di distruggere un settore che, di questo passo, tra qualche anno potrebbe non esistere nemmeno più. E la cosa più dolorosa, se vogliamo, è come anche i grossi attori sul mercato si siano adeguati a questa logica grossolana, passivamente, magari perchè il guru di turno gli ha detto questo e loro, semplicemente, ci hanno creduto.

Sono stanco di leggere email in cui mi scrivono in inglese maccheronico “hello my friend, would u like to add a dofollow link”, quelli/e che pensano che io non sappia di cosa stiamo parlando, quelli che hanno reso la link building un’attività indistinguibile dal trolling e dallo spam, sono stanco, davvero, non siamo tutti così e sono qui proprio per provarvelo, se vogliamo.

Immagine di copertina: Rispondere a email fake, secondo Midjourney

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A cura di Capolooper.it