Come migliorare le conversioni di un sito (e guadagnare) [case history]

In questo articolo ho circoscritto un argomento fonte di molta confusione tra gli addetti ai lavori: ma i SEO come fanno a guadagnare sui contenuti che posizionano? A parte l’idea ovvia di farsi pagare per la consulenza, tutto ruota sull’idea di conversione: ma che cos’è di preciso? Cercherò di farlo capire con un caso pratico, su cui ho lavorato qualche tempo fa e che considero un discreto caso di successo.

Scenario

Il mio blog Trovalost.it è in piedi da molti anni, ormai; parlo di hosting e servizi di hosting per un pubblico targetizzato di webmaster e addetti ai lavori. All’interno del sito, nello specifico, c’è una pagina che parla dei software per organizzare al meglio il proprio lavoro, e tra questi ho incluso Trello.

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Cos’è Trello

Trello è il software che ho deciso di promuovere nell’articolo: un software gratuito di organizzazione delle attività di un gruppo, che può andare dalle fasi di sviluppo di programmazione con paradigma Agile fino ad una lista delle attività per organizzare una scampagnata tra amici. Insomma, un ottimo software gratuito che remunera i suoi affiliati sulla base di un semplice link tracciabile: se ci cliccate e vi iscrivete, a me sarà dato un mese gratis di uso del software.

I case history (o case study) sono le storie di successo legate ad un prodotto, un servizio o ad un’azienda, che vengono presentate al pubblico per mostrare quanto efficace sia stata la soluzione proposta e quali risultati abbia permesso di raggiungere. (ictsviluppo.it)

Link referral: cos’è e a cosa serve

Insomma: Trello da’ tutto questo gratis, ma presenta un programma a pagamento chiamato Trello Gold. Grazie ad esso sono disponibili funzionalità ulteriori e potenziate, e si può ottenere l’uso gratuito se si usa un link referral, che faccia cioè ricondurre a me come “riferimento” che ha portato loro un nuovo iscritto. Il discorso chiave è il seguente: se sulla mia pagina web arriva traffico qualificato (es. persone realmente interessate ai software che vengono elencati), ci sono discrete possibilità che molte di esse si possano fare un account su mia “raccomandazione” (il senso di referral è anche questo, in effetti).

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Un referral non è semplicemente un link che punta ad un altro sito: è un link tracciabile (mediante cookie) che punta ad un altro sito (quest’ultimo sa da dove è arrivato il click, in pratica).

Si noti inoltre come non basta cliccare su un link per ottenere il risultato: al click deve seguire un’azione concreta (un’iscrizione al servizio, un pagamento, ecc.). Ecco perchè, tra l’altro, sono vietati gli incentivi al click su Google Adsense, ed è inutile invitare i propri amici a cliccare, se poi non c’è un interesse concreto su quel servizio o prodotto contenuto nel link

Ebbene: in soli 3 mesi – da quando ho pubblicato l’articolo il 3 maggio 2018 – sono riuscito a convertire 32 persone, utilizzando quella landing page ben posizionata su Google. Ovviamente non parlo di conversione in termini religiosi (me ne guardo bene), bensì di passaggio da prospect a cliente, da persone interessata all’argomento o al topic a cliente fidelizzato (chi si iscrive fornisce i propri dati ecc.).

In questo caso non ci ho guadagnato nulla in termini monetari, ma ho portato clienti all’azienda, ho ottenuto quasi 3 anni di Trello Gold gratis e – tra l’altro – mi pare interessante notare come l’intero portale Trovalost si basi su questo concetto. L’idea di usare link tracciabili è semplice ed efficace, e permette di risalire all’origine del traffico qualificato (nel mio caso il sito Trovalost.it) e di associarmi una commissione (nel caso specifico, un mese di Trello Gold, non soldi, ma il concetto di fondo non cambia).

Il mio lavoro è trovare gli inserzionisti giusti per i miei siti, e spingerli ad investire sulle mie pagine web o, al limite, a concedermi una percentuale sugli incassi dei lead o delle vendite che riesco a generare col mio lavoro di SEO. Quando lavoro sulle consulenze per altri siti che vorrebbero fare lo stesso, insisto spesso su questo esempio perchè secondo me chiarisce il senso di tanti discorsi.

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Cos’è il tasso di conversione?

Il tasso di conversione esprime, in percentuale, varie cose: ad esempio quanti clic diventano vendite effettive su un link affiliato, oppure quanti tra coloro che visualizzano una pagina fanno clic e si iscrivono ad un servizio.

Esempio pratico: poniamo che una pagina faccia 1000 visualizzazioni al mese come traffico da Google. Di queste 1000 visualizzazioni, 100 sono clic attivi, per cui avremo un tasso di click (CTR) calcolabile come rapporto tra le due quantità, per cento: 100/1000*100 = 10%. Su queste 100 persone, nello specifico, effettivamente effettuano l’azione solo 20 (ad esempio), per cui avremo un 20% di tasso di conversione. Le percentuali sono molto ottimistiche, in questo esempio: di solito i CTR sono dell’ordine del 2-4% nei casi migliori, spesso sono inferiori all’1% e la cosa tragica è che il tasso di conversione (specie sui prodotti scadenti o poco chiari) è ancora più basso.

Cosa è importante di questo esempio

A livello pratico le implicazioni sono numerose: la prima è che il traffico qualificato è una fonte di guadagno potenziale. Posso pensare di inserire annunci mirati su pagine web che risolvano un problema specifico (ad esempio: carte prepagate o di credito per chi volesse investire in trading) rispondendo alle query o alle “domande giuste”, del tipo: che cosa cerca chi potrebbe essere un potenziale cliente di una banca online?

È anche così che la SEO, al di là delle menate, dell’ossessione compulsiva per gli update algoritmici riesce a fornire guadagni concreti a chi è in grado di farla.

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Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.