Schemi di link: ma perché Google parla ancora di PageRank?

La pagina ufficiale di Google sugli schemi di link illustra le cose da non fare per non essere penalizzati durante le varie fasi di link building, come dovremmo ben sapere da bravi (?) SEO. Ma per quale motivo continuano a citare il vecchio PageRank, visto che è dal 2004 che non viene più aggiornato? Trovo la cosa decisamente curiosa da indagare, e meritevole di qualche approfondimento.

Anzitutto: sappiamo che (cito) “Tutti i link creati per manipolare il PageRank o il ranking di un sito nei risultati di ricerca di Google potrebbero essere considerati parte di uno schema di link e quindi una violazione delle Istruzioni per i webmaster di Google. Ciò include qualsiasi comportamento che manipoli i link al tuo sito o i link in uscita dal tuo sito.”  Mi sembra chiaro cosa intendano: se vi auto-linkate per posizionarsi meglio su Google, e lo fate in modo “sfacciato”, rischiate di farvi penalizzare. Ma perchè ancora parlano di PageRank? Non bastava scrivere manipolare il ranking di un sito?

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Ho il dubbio che volessero dire (problema di traduzione italiana, forse) “rank della pagina” cioè posizionamento del sito su Google in senso lato, eppure anche la pagina inglese della guida riporta la stessa dicitura, del resto PageRank è un marchio registrato da Google, ed è proprio scritto in quel modo: PageRank, tutto attaccato.

Any links intended to manipulate PageRank or a site’s ranking in Google search results may be considered part of a link scheme and a violation of Google’s Webmaster Guidelines.

Il mistero si infittisce: nel frattempo, continuando a leggere nel testo, troviamo alcune pratiche tipiche e causa di potenziali penalizzazione:

  • L’acquisto o la vendita di link per aumentare il PageRank (e ari-daje)
  • Scambio eccessivo di link (lo scambio di link normale, quindi, va bene?)
  • Campagne di marketing di articoli o di pubblicazione degli ospiti su larga scala con link di anchor text pieni di parole chiave. (occhio ai guest post, quindi: meglio non esagerare con quelli con le anchor text sovra-ottimizzate)
  • Utilizzo di programmi o servizi automatizzati per creare link al tuo sito (e vabbè, non lo facciamo dal 2009, su…)
  •  La richiesta di un link nell’ambito di Termini di servizio, di un contratto o altro accordo simile senza consentire a un proprietario di contenuti di terze parti di scegliere se usare o meno il metodo nofollow o un altro metodo per bloccare il PageRank. (interessante, nuovo punto messo da qualche tempo: significa che se mi faccio linkare la terza parti, la terza parte deve poter mettere nofollow ed io non devo lamentarmi?)

Inoltre, si scrive, la creazione di link che non sono stati inseriti dallo staff redazionale o raccomandati dal proprietario del sito in una pagina, noti anche come link non naturali, può essere considerata una violazione delle nostre istruzioni.

La sintesi quindi racconta che:

  • il nofollow serve a bloccare, al limite, il PageRank (il nofollow non è una cosa, quindi, che “non vale nulla” in termini SEO, quindi, perché altrimenti sarebbe solo questione di PageRank);
  • se compri link, devi preferire quasi sempre le anchor text di brand, non (troppo) quelle a chiave esatta;
  • il PageRank potrebbe essere un fattore utilizzato, a questo punto, per scoprire casi di vendita di link sospetti; questo perchè si accorge molto facilmente, per come viene calcolato, se un dominio molto potente lato SEO ne linki uno scarso, portando quindi ad un gap sospetto che gli algoritmi penalizzanti potrebbero rilevare e spazzare via dalle SERP.

La mia teoria in merito è questa, almeno per quello che sono riuscito a capire. Molti non saranno d’accordo con me, forse, ma credo si debba fare attenzione alle evoluzioni del mercato dei backlink, e seguirne con attenzione ogni futura evoluzione.

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Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.