Come evitare i redirect inutili sulle pagine web: ottimizzare il Round Trip Time

I reindirizzamenti sulle landing page a volte possono aggiungere ritardi al caricamento della pagina e, mentre si verificano i reindirizzamenti, non verrà mostrato nulla al client del visitatore. In molti casi, i reindirizzamenti possono essere eliminati senza modificare la funzione di una pagina.

Nota – GTMetrix segnala questo problema come: Avoid landing page redirects

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Se il servizio richiede troppi redirect, eseguire il reindirizzamento lato server anziché lato client, al fine di ridurre le richieste di andata e ritorno sul lato client. Ridurre al minimo i reindirizzamenti HTTP(S) da un URL a un altro elimina RTT (Round Trip Time) aggiuntivi e tempi di attesa per gli utenti.

Il tempo di andata e ritorno (RTT) è il tempo impiegato da un client per inviare una richiesta e il server per inviare una risposta sulla rete, escluso il tempo necessario per il trasferimento dei dati. Cioè, include il tempo di andata e ritorno sul filo, ma esclude il tempo per scaricare completamente i byte trasferiti (e quindi non è in genere correlato alla larghezza di banda).

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Gli RTT variano da meno di un millisecondo a oltre un secondo nei casi peggiori, e tendono a causare latenza (un’attesa indefinita sul browser dell’utente che, dal suo punto di vista, non vede subito la pagina e non può fare nulla).

Pertanto, un’importante strategia per accelerare le prestazioni delle pagine Web è ridurre al minimo il numero di chiamate che devono essere effettuati. Poiché la maggior parte di questi round trip è costituita da richieste e risposte HTTP(S), è particolarmente importante ridurre al minimo il numero di richieste che il cliente deve effettuare e parallelizzarle il più possibile – ad esempio grazie a HTTP/2.

Esistono diversi motivi per cui le applicazioni Web generano reindirizzamenti, che sono quasi sempre di marketing (che, caso tutt’altro che raro, tendono a fare un po’ a pugni con le esigenze tecniche di corretto funzionamento del sito):

  • Per indicare la nuova posizione di un URL che è stato spostato
  • Per tenere traccia di clic e impressioni e registrare le landing page di riferimento
  • Per sfruttare più domini, ad esempio, oppure consentire URL abbreviati
  • Per connettersi tra parti diverse di un sito o di un’applicazione, domini di livello superiore con codici paese diversi, protocolli diversi (da HTTP a HTTPS), politiche di sicurezza diverse (ad esempio pagine non autenticate e autenticate) e via dicendo
  • Per aggiungere una barra finale ai nomi delle directory degli URL, in modo da renderli accessibili al browser.
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Non sempre, di fatto, questo problema è risolvibile, e ciò va valutato compatibilmente con le esigenze di marketing e fattuali dell’azienda. Quale che sia il motivo sia il motivo, i reindirizzamenti attivano un ulteriore ciclo di richiesta-risposta HTTP e aggiungono latenza di andata e ritorno, ed è opportuno esserne consapevoli.

È importante ridurre al minimo il numero di reindirizzamenti emessi dall’applicazione, in particolare per le risorse necessarie per l’avvio della home page. Il modo migliore per farlo è limitare l’uso dei reindirizzamenti solo ai casi in cui è tecnicamente necessario, e trovare nuove soluzioni dove non lo è.

Ammesso che il reparto marketing, ovviamente, sia d’accordo e sia sensibile al problema.

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Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.