Quando il problema SEO non è tecnico

Nella numerosa casistica di siti web che ho analizzato in questi anni, molte difficoltà erano determinate dalla mancanza di un reparto IT interno, che si occupasse sistematicamente della manutenzione e dei problemi tecnici. Anche un semplice sito, del resto, può richiedere interventi continui di manutenzione, che vadano al di là del classico “tizio bravo col computer“, a meno che (ed è l’unica eccezione che mi viene in mente) non si tratti di soluzioni e-commerce completamente gestite (senza usare Prestashop o Woocommerce/WordPress, per intenderci).

In genere i costi del tecnico vengono considerati, in termini meramente aziendalesi quanto ottusi, semplici costi, un “accollo” che non serve nè conviene perchè c’è di mezzo la politica di gestione media (purtroppo): imbastire, arrangiare, sistemare “al volo”, tanto tu ci metti 5 minuti. Se questo è tipico di una visione (pseudo)manageriale con cui non sono per nulla d’accordo (e la mia non è solo una “difesa d’ufficio”: se non investi in tecnologia ed hai un sito, in prima istanza non ha senso, in secondo luogo finirà per tradursi nella classica logica “attendista” della serie “speriamo che stare fermi aumenti il ROI dell’azienda“), ciò possiede risvolti pessimi anche dal punto di vista delle conseguenze e della mentalità gestionale che tende a coinvolgere.

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È spesso questione di vie di mezzo, alla fine: se da un lato trascurare completamente la tecnica porta a siti web raffazzonati e messi in piedi alla meno peggio, dall’altro l’estremo opposto è quello di pensare che la SEO tecnica, nello specifico, possa fare miracoli anche laddove manchi una strategia lato marketing che faciliti le vendite. Sì, in molti casi errori lato server e/o lato client che, alla lunga, avevano finito per fare danni lato SEO: pagine posizionate scomparse da Google perchè in 404, errori javascript che rendevano meno fruibile il sito su mobile e via dicendo. Se è vero che la audit SEO lato più tecnico è fondamentale, spesso non è nemmeno la causa di ogni male immaginabile. Molti siti, nella mia esperienza, si fanno semplicemente del male da soli, e questo spesso e volentieri perchè cercano un consulente-capro espiatorio a cui addossare ogni genere di colpa, in un’ottica di deresponsabilizzazione manageriale che, purtroppo, sembra andare per la maggiore (se le cose vanno bene il merito è di tutti, se invece vanno male la colpa è di uno, una massima ironica di copyright di un mio vecchio collega che, ancora oggi, trovo essere attualissima).

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Ho anche mollato la mia vecchia “storica” collaborazione, ad esempio (che non cito per non darle ulteriore visibilità, e perchè non voglio sembri un personalismo), proprio perchè a mio avviso non davano la giusta valenza alla SEO tecnica: che è importante, a volte lunga e noiosa, ma va fatta anche se sembra inutile. Ho lottato per mesi per ottimizzare il PageSpeed Insights di vari siti che faticavano a posizionarsi perchè, di fatto, secondo me è un fattore di posizionamento ufficiale, e lo diventerà in particolare da aprile di quest’anno. Per me oggi anche questo è fare SEO, alla fine.

Dal punto di vista dell’azienda, invece, stavo letteralmente “perdendo tempo” a fare queste cose, come se seguire le linee guide di Google fosse un optional, neanche fossimo agli albori di Google in cui bastava spammare le meta-keyword per posizionarsi dove si voleva (o quasi). Non condividevo, h cercato di mediare e – alla fine – ho preferito mollare: non mi sentivo più a mio agio, e non ho tempo da perdere su progetti in cui non mi sento funzionale e, soprattutto, non posso accettare la logica padronale per cui i tecnici sarebbero sempre e comunque tenuti ad accontare il cliente, anche sulle cose impossibili, senza azzardarsi a dire mezza parola – e senza metterci del proprio dal punto di vista della creatività. Qualche amico ha suggerito che la loro fosse solo paura di essere sovrastati tecnicamente: perchè noi facciamo questo effetto, alla fine.

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Se ne sappiamo e mostriamo di saperne, la cosa ci fa lavorare di più ma alla lunga, purtroppo, finisce per fare da deterrente. Non sia mai che avvenga una rivolta di tecnocrati, sapete com’è.

Ma questo ha pure conseguenze diverse nel lungo periodo: tende ad attribuire alla SEO tecnica un ruolo ed una sovra-ottimizzazione (è proprio il caso di dire) di responsabilità oggettive che questa tecnica o arte che sia, non ha e non ha mai avuto. Ed il modello di business di un sito, alla fine, rimarrà sempre la cosa più importante da considerare su qualsiasi progetto, senza che la tecnica svolga in esso in ruolo sostanzialmente diverso da quello per cui è stato concepito: uno strumento o un mezzo, per l’appunto, che va saputo usare al meglio, avendo soprattutto l’umiltà di riconoscerlo.

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Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.