Perchè Telegram potrebbe soppiantare l’e-mail marketing

Sono dell’idea che Telegram, alla lunga, possa soppiantare completamente lo strumento di web marketing delle email, che rimarrà come alternativa secondaria per i vecchi ostinati marketer di vecchia scuola, mentre per moltissimi altri si potrebbero aprire interessanti prospettive dettate dall’app di Pavel Durov.

Ho seguito pochissime campagne di mail marketing da quando mi occupo di questo settore; sarà perchè tendono a vedermi come “SEO tecnico”, sarà perchè preferiscono legittimamente affidarsi a colleghi più “blasonati” in tal senso, sarà quel che sarà, ma alla fine non ho moltissima esperienza in questo ambito. Se mi leggono colleghi che fanno solo questo, del resto, potrebbero rabbrividire e considerarmi “nu scemu” a cominciare dal titolo: ma io cercherei di analizzare la questione nel modo più razionale possibile, a cominciare dai dati.

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I dati ufficiali

Secondo le fonti ufficiali Telegram conta complessivamente 400 milioni di utenti al mese: il fatto che sia utenti mensili sembra suggerire che non si tratti di una chat che fidelizza troppo, o meglio – secondo un mio personale parere – per come è fatta l’app la usano sempre le stesse persone, uno “zoccolo duro” che a rotazione o per motivi vari cambia numero, cancella le cronologie e via dicendo. L’utente telegram non è fidelizzato solo in apparenza: in realtà lo è, ed è un’utente che è attento alla privacy, che a volte semplicemente cerca “cose” gratis (e quantomeno lo sappiamo per certo, o quasi), ma che può essere indirizzato comunque ad un acquisto, se nelle corrette condizioni – ad esempio, una raffica di contenuti gratis seguiti da una call to action molto low cost e conveniente per lui.

La ricerca “telegram”, in Italia, è un Google trend che non accenna a scomparire, e che anzi vive periodicamente dei picchi:


Di fatto, la mail non viene seguita con la stessa attenzione di una chat Telegram, a cui gli utenti riservano la giusta attenzione in proporzione alla propria volontà o interessi specifici, e questo facilita sia il retargeting che un focus centrato sulle esigenze specifiche degli utenti stessi.

Chi si iscrive su un gruppo o canale Telegram non lo fa nel modo spensierato in cui spesso uno si iscrive (o peggio, si trova iscritto a sua insaputa) ad una newsletter. Questo mi sembra il punto realmente rivoluzionario, oggi.

La diffidenza verso Telegram

Il trend in crescita mi sembra abbastanza evidente (c’è anche stato un picco nel periodo in cui si parlava di Telegram come strumenti di diffusione di materiale illegale di vario genere, ndr), nonostante il temibile “uomo della strada” continua ad affermare le seguenti cose, in genere:

  1. Telegram è difficile da usare (se è facile da usare Whatsapp, del resto, non vedo perchè dovrebbe esserlo Telegram)
  2. Telegram è di nicchia (a giudicare anche solo dai dati di Google Trends, non si direbbe affatto; e poi, come dico sempre, quasi tutto è di nicchia ormai, quindi non fa neanche troppo testo)
  3. Telegram è illegale (in realtà è solo un po’ più attento alla privacy, e se questo vuol dire essere illegali…)

Del resto i soliti tromboni che si sono scandalizzati per l’uso illecito di Telegram da parte di associazioni criminose e individui in genere avidi di denaro e privi di etica o di scrupoli non invocavano certo la chiusura di Facebook quando uscirono vari gruppi dediti al cyberbullismo verso le ragazzine, oppure se gli stessi contenuti circolassero via email (in quel caso, invochiamo la chiusura anche di Gmail?) o magari mediante l’amatissimo Whatsapp (dove in realtà materiale inappropriato circola lo stesso).

Telegram come strumento di marketing

Arrivo al punto: sì, per me Telegram può essere usato come strumenti di marketing. Puoi usare i gruppi Telegram e crearne uno aziendale, potresti pensare di creare dei bot per rispondere ai tuoi clienti, potresti fidelizzare mediante gruppi Telegram i tuoi lettori (io ci sto provando con un umilissimo canale di neanche 100 persone, ad oggi).

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Il problema di fondo è che Telegram non sembra interessato a seguire il trend di accontentare i newbie, cosa sulla quale molte app tendono ad appiattirsi (vedi Whatsapp e Facebook, che ormai vengono realizzate a comando sulla base delle preferenze e dei gusti degli utenti – se si lamentano troppo di una feature su Google Play, per dire, quella feature nel medio-lungo periodo… scompare). Ma questo può diventare un vantaggio, dato che a mio avviso:

  1. l’utente Telegram è presente in varia veste e non solo in veste di smanettone (vedi il successo enorme dei gruppi di offerte Amazon, ad esempio)
  2. l’utente Telegram c’è, è incuriosito e questa curiosità può spingerlo verso la vostra azienda (se immaginate, ad esempio, di promuovervi su un gruppo a tema con i prodotti o i servizi di cui parlate normalmente).
  3. l’utente Telegram sa usare lo smartphone più della media, e possiede caratteristiche che lo rendono un cliente ideale e propenso addirittura all’acquisto, se messo nelle giuste condizioni e “coccolato” senza esagerare.

Insomma, un canal davvero fantastico che pero’ richiede uno sviluppatore che sappia fare operazioni e personalizzarlo; cosa facile, perchè tanto è interamente open source al contrario di Whatsapp. Ecco perchè mi sento definitivamente di spezzare una lancia enorme in suo favore: il momento è arrivato!

Il primo tra i vari Mailchimp e Active Campaign che offrirà supporto a Telegram, secondo me, finirà per fare una fortuna.

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Foto di copertina: alcuni diritti riservati a Yuri Samoilov

Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.