8 idee sbagliate in ambito SEO che ti hanno portato fuori strada

Continuo ad aggiornare questa lista da anni, e ci sono due facce della stessa medaglia a riguardo, in effetti: in primis, trovo costantemente nuovi spunti (il che aiuta a scrivere sempre ed aggiornare nuovi contenuti, cosa che risaputamente “piace a Google” come dicono i vari newbie). In secondo luogo, è abbastanza deprimente constatare quanto stia diventando low level il livello del dibattito nella SEO, dato che molti di questi punti sono oggetto di discussioni infinite (ed inutili) nelle community.

Bando alle ciance, andiamo subito a vedere questi errori, luoghi comuni dell’ambito SEO in cui potresti essere incappatoa anche tu.

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Pensare che ciò che ha funzionato per un competitor funzioni automaticamente anche per te.

In molte consulenze il cliente ha la presunzione di sapere cosa serva al proprio sito, e si aspetta che il SEO esegua gli ordini senza discutere; idea che, a parte richiamare tristi evocazioni tipo dittature totalitarie, è sballata sotto ogni altro punto di vista perchè il principio di “imitazione” è forse il più usato dai SEO, ma è anche il più pericoloso. Se tutti i siti tendono ad assumere le stesse caratteristiche, infatti, come profilo di link o altro, è naturale che non potranno essere tutte avvantaggiate indiscriminatamente. Per fare SEO per bene devi fare la differenza, non imitare gli altri.

Pensare al PageRank ed alla keyword density.

Il PageRank non si riesce a misurare dall’esterno perchè gli aggiornamenti di questo indice sono pubblici solo una tantum, quindi anche se fosse un fattore di rilievo sarebbe impossibile da misurare. Scrivere buoni testi è compito di un buon copywriter: se bastasse ripetere le parole chiave semplicemente sentendoci più furbi degli altri, staremmo tutti in prima pagina e la SEO non esisterebbe affatto.

Pensare che ci siano estensioni di dominio “migliori” di altre

Se un giorno decidete di aprire un sito web e siete indecisi su quale estensione o TLD scegliere, seguite l’istinto e mettete pure online quella che vi piace di più. Nella mia esperienza, infatti, non è per nulla rilevante l’estensione del dominio, per cui direi che una scelta vale l’altra. Il problema, semmai, andrebbe posto lato brand perchè se hai un sito di natura commerciale è preferibile, ma non obbligatorio, avere un com

L’ossessione di certi SEO sull’estensione di dominio che (abusando della solita sintassi da newbie) si posiziona meglio su Google è il classico modo per lavorare sul dettaglio sbagliato e riporre su di esso aspettative esagerate: in una parola, è un macabro modo per iniziare male e finire peggio. L’unica eccezione si rileverebbe nel caso in cui si vada a  recuperare un dominio con uno storico, ma in questo caso c’è un mondo da considerare e si parte dal fatto che quel dominio “erediterà” fama e backlink che ci hanno preceduto (con tutti i pro ed i contro del caso).

Anni fa, per dire, era diffusa una mitologia SEO esasperante sui backlink da domini .edu (che secondo tanti “valevano di più“, cosa anche vera per certi versi, ma solo nella misura in cui era difficile ottenere quei backlink dato che i domini .edu hanno tipicamente policy molto rigide per la pubblicazione). A volte ancora oggi nei forum ci si chiede se siano meglio i domini .in o quelli co.in, domani ci chiederemo l’impatto dei domini .guru rispetto a quelli .com e così via. Si tratta di “stupidaggini” di natura (molto spesso) puramente commerciale, che la maggioranza dei servizi che vendono domini (hosting e reseller vari) sono interessatissimi a diffondere a macchia d’olio, fregandosene del fatto che siano vere o false. Nel dubbio: sì, sono false.

Farsi incantare dai guru

La diffusione di guru ed imbonitori nel settore è talmente lampante che, ad oggi, non vale la pena discuterne e bisognerebbe solo ignorarli. Sul web ho trovato decine di ebook di argomento SEO, in italiano e in inglese: non dubito che siano scritti quasi tutti piuttosto bene, e sono felice che gli autori ricevano un compenso per aver fatto il proprio lavoro (scrivo anch’io ebook, quindi ne so qualcosa).

Ma leggere recensioni entuasistiche di gente in estasi che crede di aver capito tutto, per poi scoprire che si tratta solo di carta, che non riescono neanche ad indicizzare il proprio sito o che il metodo per guadagnare in automatico con internet non esiste, e deprimersi nel sapere che il lavoro vero è l’unico che paga, e che soprattutto non basta leggere ma bisogna anche, e soprattutto, applicarsi… Leggere un libro sull’argomento va benissimo, ovviamente, ma sentirsi già appagati nell’averlo fatto equivale a studiare geografia per l’interrogazione, prendere 8 e poi rispondere “boh” quando ti chiederanno qual’è la capitale d’Italia.

Voler fare SEO senza avere un modello di business da seguire

Trovo ancora tanta confusione su tanti progetti web che mi propongono: chiaritevi le idee da soli, prima di chiedere alla SEO di fare improbabili miracoli.

Voler fare SEO senza avere un piano editoriale (e senza accettare l’idea di averne uno)

Anche qui, idem con patate.

Contare i backlink

In molti casi mi chiedono “backlink al chilo” e sempre, gentilmente, da qualche tempo mi rifiuto di farlo. Se è vero che un chilo di piume pesa esattamente quando un chilo d’acciaio, la brutale conta dei link in ingresso – spesso usata addirittura per stabilire la fine della consulenza – è un criterio non adatto anche solo per un semplice motivo: non tiene conto del ROI. Se non capite il senso di questa affermazione, probabilmente dovrete rivedere qualcosa nella vostra strategia.

Gombloddo!!1

Last but not least: insinuare che i competitor che non riusciamo a raggiungere paghino Google per stare dove stanno. Il top della frustrazione per chi non è abbastanza tenace (e spesso competente) per lavorare in quel settore; niente panico, è anche un buon modo per non accanirsi troppo su questo aspetto, perchè – e lo dico da anni – la SEO non è per tutti, in questo senso.

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Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.