Il PageRank ti vede più come un amico, nella SEO

Scorro Google Plus qualche sera fa e mi imbatto in un collega delle mie cerchie che espone, in maniera dettagliata, come venga calcolata “una certa cosa” (se masticate SEO da più di qualche tempo avrete facilmente intuito di che si tratta: se non lo aveste capito, parlo del PageRank). Lo fa per mettere giustamente in mostra le proprie competenze, ma c’è di mezzo il solito discorso: concentrarsi troppo su un aspetto qualsiasi della SEO mette in ombra tutto il resto, e ci fa lavorare male.

Perdonatemi se non metto riferimenti precisi alla questione e se non tiro in ballo la persona – non l’ho ancora conosciuta di persona, rischio di farmi capire male e ho tempo nè voglia, in questi mesi, di discutere più di quanto le consulenze richiedano – ma non è per mancanza di rispetto o “paura”: semplicemente, mi ha dato da pensare un commento social comparso a questo post, che in sostanza diceva qualcosa tipo

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basta con queste complicazioni inutili, la SEO è semplice

(più o meno, ecco). In pratica, il commentatore in questione si lamentava (lamentarsi sui social, che novità) dell’approccio “scientifico” alla questione, troppo ostico per lui che di mestiere fa pure il consulente (ecco), il che mi da’ da riflettere perchè sarebbe come lamentarsi di un idraulico competente in idraulica, che poi signora mia i clienti non capiscono queste cose complicate sui tubi, mentre potresti fare l’esempio di Super Mario che è chiaro e divertente e poi ha quei baffi che lo rendono così simpatico…

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E poi non scherziamo: abbiamo decine di blog SEO che presentano tutto in modo così semplice (bene, bravo, bis, e nel frattempo ti invitano a cliccare un po’ dappertutto), tu chi sei per fare il “professorone”? Il mondo SEO è ricchissimo di esempi sbagliati o semplicistici, fatti apposto per rendere l’argomento appetibile anche ai gonzi.

Sarebbe come se, mutatis mutandis, uno che fa l’avvocato si lamentasse perchè il suo collega tira sempre fuori questi discorsoni che coinvolgono il codice civile e quello penale: è il tuo mestiere, ciccio, e ci vuole tanto rispetto.

Mi ha dato da riflettere perchè questa manìa di “semplificare” – o meglio ridurre ai minimi termini: calcoli di keyword density, calcolo di indici, PageRank –  la SEO e renderla “per la gente” ha rovinato molti consulenti, dato in mano il settore a chi sapeva spammarsi meglio, lavato la testa ai clienti (che a volte sembra ne capiscano più di te sull’argomento!) e come se non bastasse deturpato le nostre, legittime, pretese sui prezzi (della serie: se mi convinco davvero che siano tutte cavolate e che basta manipolare il PR, lavorerò per poco molto, molto più facilmente).

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In realtà molte cose in ambito SEO sono maledettamente complesse, e questo dovremmo metterci l’anima in pace un po’ tutti: soprattutto quando si tratta, come va molto di moda in Italia, di tentare goffi reverse engineering di Google, della serie: ho posizionato il blog di mia zia per la ricerca “ricette di zia Ada che abita a Roma vicino casa mia“, quindi sono un SEO.

Solo che, strano a dirsi (ma forse no) molti clienti si ostinano a ritenere che sia facile, si irritano se li contraddici (quel commento sgarbato, per quanto patetico, è sintomatico) ed in molti casi (parlo per esperienza diretta) è soltanto un paravento per poter dire “mi hai chiesto troppi soldi per una cosa così semplice“.

La semplificazione ad ogni costo in ambito SEO è, in altri termini, l’anticamera dello scrocco.

Chiaro, no?

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Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.