Guida pratica a Google Penguin

Google Penguin risale al 2012 e targetizza un modo di fare SEO tipico del lato black hat di queste attività: utilizzare un gran numero di backlink non contestualizzati e provenienti da siti che, ad esempio, generano più riferimenti in modo automatico mediante generatore di testi fake. Formalmente, almeno all’inizio, Penguin andava a colpire solo una piccola percentuale (circa l’1%) delle SERP mondiali, in particolare quelle più spammate ovvero soggette a questa tecnica. Ulteriori aggiornamenti sono stati effettuati anche in varie date successive: senza entrare nel dettaglio, anche perchè non ci sono indicazioni chiare in merito se non per percentuali di query affette, emerge come dato interessante il fatto che gli update automatici, in questo caso, non siano andati a colpire la totalità delle ricerche ma sempre una percentuale variabile tra lo 0.3% e l’1%.

Penguin 4.0 (7th Penguin update): risale al 2016 ed è l’ultima volta, ad oggi, che sentiamo parlare di questo aggiornamento.

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Gli utenti dei siti avevano la possibilità di segnalare eventuali errori commessi dall’algoritmo, dato che alcuni webmaster affermavano di essere stati colpiti ingiustamente dall’update, ma il form è stato chiuso definitivamente. L’unica possibilità sembra essere quella di alleggerire la struttura dei backlink in ingresso, snellendola per quanto possibile e considerando che, in ogni caso, non c’è modo di essere sicuri di essere stati colpiti da un aggiornamento automatico specifico.

Nota: un update automatico di Google è una modifica a livello algoritmico, di cui non sono noti i dettagli implementativi, in genere, su uno o più criteri utilizzati per posizionare un sito.

A differenza degli update manuali, infatti, quelli automatici come Penguin non sono notificati in modo esplicito.

Tra le possibili cause di backlink rischiosi lato Penguin ci sono i siti che pubblicano link su vari pagine in modo automatico, come ad esempio:

  • alcuni aggregatori di news e scraper;
  • siti web che forniscono informazioni sui domini come WHOIS creando una pagina per ogni ricerca di un dominio che viene effettuata;
  • domini dropped ri-utilizzati a questo scopo (accrescere i link in ingresso in modo artificiale e senza fornire valore aggiunto a chi capita su quelle pagine)

È inoltre possibile segnalare i backlink indesiderati facendo uso del tool per il disavow.

Photo by Derek Oyen on Unsplash

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Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.