Guida pratica a BERT update

BERT update è stato uno degli ultimi Google update, ed è stato anche uno di quelli storicamente meno comprensibili per chi non fosse skillato tecnicamente. La domanda che ci porremo oggi è la seguente: perchè molti siti hanno avuto un crollo dopo BERT update?

Cos’è BERT update

Prima di tutto, proviamo a capire meglio di cosa si tratti.

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La definizione di BERT è più complicata rispetto ad altri update di Google, come Panda o Penguin, che bersagliavano semplicemente i siti con pagine thin (“sottili”, cioè povere di contenuto e ricche di keyword) o quelli che linkavano in maniera eccessiva o sconsiderata le proprie pagine. Come suggerito da Google, BERT abilita la capacità di effettuare l’addestramento per un sistema di domande e risposte evoluto, in grado di fornire risposte più pertinenti alle esigenze degli utenti. In molti hanno pensato, in questo ambito, che fossero proprio i siti di tutorial o contenenti FAQ ad essere in qualche modo penalizzati (o premiati), a seconda dei casi.

Descriverlo in modo più accurato significherebbe addentrarsi in concetti avanzati come gli algoritmi Semi-supervised Sequence Learning, Generative Pre-Training, ELMo o ULMFit. Tutte procedure che sono utilizzate attivamente per il processamento delle query in linguaggio naturale, del tipo “che tempo fa oggi“, tipiche (ad esempio) delle ricerche vocali. A quanto pare BERT è stato addestrato su un insieme di modelli di testo, utilizzato probabilmente come base per testare poi, gradualmente e sulla base dei campioni considerati migliori o ideali, i risultati di questo tipo.

All’atto pratico questo si traduce in una semplice regoletta pratica: fornire in modo coerente le risposte alle richieste sulle nostre pagine web è un valore aggiunto, ma rischia anche (paradossalmente) di generare visite no-click, dato che molte risposte vengono risaputamente embeddate all’interno dei risultati. E quindi, di conseguenza, solo in alcuni casi l’utente cliccherà sul risultato, portandoci un visitatore attivo, dato che la risposta è già contenuta nella SERP e potrebbe non essere necessario per l’utente procedere oltre.

Da quando è attivo BERT update?

BERT è ufficialmente attivo dal 25 ottobre 2019, ed è stato ufficialmente applicato il 9 dicembre 2019 a vari risultati di ricerca nazionali, tra cui l’Italia. Su SEOZoom, ad ogni modo, questa data viene segnalata sul giorno 22 ottobre, in realtà, anche se il rollout è stato segnalato (ad esempio su Search Engine Journal) il 9 dicembre.

In effetti l’account ufficiale di SearchLiason è datato effettivamente così, 9 dicembre, da considerarsi data ufficiale per quello che riguarda i risultati italiani.

A partire da fine ottobre, per intenderci, siti come ad esempio aranzulla.it e trovalost.it hanno registrato un calo sostanziale di traffico, che poi ha portato ad una ri-stabilizzazione apparente dello stesso. In genere quello che si osservava è una riduzione del numero di ricerche proveniente dai motori in risposta, ad esempio, ad alcune ricerche considerate poco pertinenti, risultando così in uno scavallamento da parte di altri competitor.

Cosa fare se si viene colpiti da BERT update

Se il vostro sito presenta una diminuzione del traffico subito dopo le date indicate, in genere potrebbe non essere colpa di BERT (e lo dice anche John Mueller), che come abbiamo visto è più complesso della media degli aggiornamenti. In genere, infatti, Google apporta modifiche agli algoritmi di ranking senza dire pubblicamente nulla, per cui il “colpo” potrebbe derivare da altri fattori.

Fattori che provocano il calo potrebbero essere, ad esempio, pagine web sovra-ottimizzate, sito non adeguato tecnicamente, ripetizione di anchor text, testi scritti male per la nicchia di riferimento e backlink tossici.

Suggerimenti per migliorare il proprio sito dopo BERT

Un classico (purtroppo) per dei siti di tutorial, pertanto, come si diceva anche all’inizio, e per contrastare la tendenza potrebbe essere indispensabile rivedere i contenuti, ripubblicarli in veste più sintetica e seguire linee guida editoriali – a spanne, ovviamente – simili a quelle viste, ad esempio, per l’ottenimento dei risultati zero.

Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.