Perchè il bold non serve ad ottimizzare lato SEO

L’articolo di oggi mi sembra adeguato in forma sintetica, senza troppi giri di parole, anche se avrei dovuto intitolarlo più correttamente “i tag di enfatizzazione non servono ad ottimizzare“. Così facendo, del resto, avrei un po’ minato la comprensibilità finale del mio discorso, per cui ho preferito strigliare un po’ il povero tag bold, in sostanza quello che si usa in HTML per ottenere l’effetto grassetto in doppia versione:

  1. <b> che rappresenta un bold tradizionale, ovvero questo effetto;
  2. <strong> che rappresenta un bold semantico, ovvero questo effetto;

Visivamente i due tipi di bold sono identici, anche se cambia leggermente il significato (e per brevità preferisco non discuterne affatto, in questa sede) e serve a conferire enfasi al testo, come dicevo all’inizio. In genere tantissimi SEO tendono a mettere in bold le parole chiave da ottimizzare all’interno del testo, e questo conferisce dei vantaggi in termini di leggibilità: l’utente che arriva alla nostra pagina capisce subito (in determinate situazioni, ovviamente) di cosa parla il testo, su cosa è focalizzato, e questo (ammesso che si tratti di una personas che ami approfondire, o che sia portata per una lettura non superficiale) certamente aiuta a migliorare il tasso di permanenza sulla pagina. In tal senso, e solo in questo, direi che un bold è in grado di ottimizzare una pagina; qualsiasi altra considerazione su questo o altri tag di enfatizzazione lascia il tempo che trova – o detta in modo meno elegante, è semplicemente una stronzata.

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Il motivo per cui non lo considero un fattore SEO di rilievo è legato ad una ragione semplice: è fin troppo semplice da manipolare, e viene utilizzato per spammare i testi. Peraltro mette in evidenza le parole o le frasi che state cercando di ottimizzare, dando così un vantaggio considerevole alla vostra concorrenza che non avrà difficoltà ad individuarle direttamente dal testo, senza neanche usare un tool. In ultimo l’uso e l’abuso di bold a scopi non prettamente tipografici – sì, perchè trattandosi di un testo scritto la tipografia ha la sua importanza – come potrebbe esserlo “per scopi SEO” conferisce un aspetto orribile al testo, e rischia seriamente di rendere ridicolo il vostro sito.

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Se poi siete riusciti ad ottimizzare un sito grazie ai bold, fatemi una pernacchia alle spalle (non è un problema, non ci farò caso lo stesso) e tenetevi stretta questa scoperta, facendo attenzione a non dirlo in giro: non vorrete mica regalare un vantaggio competitivo alla concorrenza, giusto?

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Lettura consigliata, per i più convinti fautori del bold come fattore SEO: Spurious Correlations di Tyler Vigen, un testo divertente e non banale sugli effetti devastanti della correlazione, in grado di giustificare al nostro cervello impreparato in materia qualsiasi scemenza o pregiudizio.

Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.